Nel giro di un secondo i cani reagiscono alla mimica facciale dei loro simili, leggendo le loro emozioni e rispondendo in modo appropriato. Lo studio di tre etologhe dell’Università di Pisa
Come noi, anche i cani provano empatia e reagiscono velocemente – in meno di un secondo – ai cambiamenti della mimica facciale dei loro simili. Tanto più se si tratta di cani “amici”, spiegano tre etologhe dell’Università di Pisa che hanno appena pubblicato il loro studio sulla rivista Royal Society Open Science.
Il contagio emotivo, una forma basilare dell’empatia che permette di sperimentare le emozioni altrui, non è una prerogativa nostra o delle scimmie antropomorfe, ma una caratteristica che ci accomuna anche ad altre specie. “Siamo più simili ad altri animali sociali di quanto non vorremmo credere”, conferma Elisabetta Palagi, che per raccogliere il materiale di ricerca insieme alle colleghe Velia Nicotra e Giada Cordoni ha osservato e filmato 49 cani domestici (maschi e femmine, di razza e non, dai tre mesi ai sei anni d’età) mentre giocavano tra loro, correvano e interagivano in un parco.
Tra le risposte più importanti che aiutano a osservare il contagio emotivo ci sono la mimica facciale, ad esempio quando il cane tiene la bocca socchiusa e in posizione rilassata, e quella corporea, che si può valutare osservando comportamenti come l’“inchino giocoso” (play bow), con la parte anteriore del corpo abbassata e la coda eretta nell’invitare un compagno a giocare. Entrambi sono segnali legati al comportamento di gioco.
Imitazione e socialità
L’obiettivo dello studio era principalmente valutare la capacità dei cani di sfruttare la mimica rapida, vale a dire l’imitazione dei comportamenti di un compagno che (come già osservato in altre specie, ad esempio oranghi e scimpanzè) prolunga il momento di socialità, specie tra animali che hanno già un legame. Lavorando su 50 ore di riprese, le ricercatrici hanno confermato la loro ipotesi: un istante dopo che un cane apriva la bocca, il secondo cane con il quale stava giocando faceva lo stesso. Una risposta che aveva inizio e si completava nel giro di un secondo. Lo stesso per l’inchino: il primo cane si abbassava per far sapere all’altro che voleva continuare a giocare, il secondo “copiava” il movimento rispondendo in modo adeguato.
“I potenziali sviluppi di questo studio sono numerosi”, spiega Palagi. “In futuro speriamo di poter studiare la mimica anche nel lupo, per capire quanto questo fenomeno sia frutto del processo di domesticazione o sia invece radicato nell’evoluzione della comunicazione emotiva dei carnivori sociali. Se così fosse si aprirebbero infinite linee di ricerca e di sicuro le risposte potrebbero farci scoprire molto sulla capacità di condivisione delle emozioni negli altri animali, oltre che sulle nostre”.
Giochi tra amici
In base a quanto osservato nelle riprese e dal vivo, le sessioni di gioco in cui la mimica facciale e corporea si verificavano più spesso erano anche quelle più lunghe. Se i due cani coinvolti si conoscevano già, la mimica facciale era ancora più marcata rispetto alle altre coppie: una risposta involontaria ma istantanea, rafforzata dal legame sociale.
“La capacità di leggere attraverso il corpo e la ‘faccia’ le emozioni altrui e di rispondere in modo appropriato è alla base dell’evoluzione del comportamento prosociale e dell’altruismo”, conclude Palagi: quindi anche alla base dell’empatia, la capacità di capire lo stato d’animo di un’altra persona o animale e di immedesimarvisi, sia che si tratti di momenti di gioia che di circostanze dolorose.
Articolo di di Eleonora Degano – Fonte www.nationalgeographic.it