La domanda è semplice e complessa allo stesso tempo: perchè amiamo alcuni animali e ne mangiamo altri (o li diamo da mangiare ai nostri pet)? Cosa determina questa scelta?
Il cibo che somministriamo quotidianamente ai nostri animali (nelle formulazioni di crocchette secche, ‘scatolette’ e altre svariate formule, tra cui gli ‘snack’) è praticamente sempre proveniente da allevamenti intensivi (o ‘pesca industriale’): è giusto che gli animali da cui viene prodotto siano costretti a sofferenza e deprivazioni per nutrirne altri cui diamo arbitrariamente un diritto ed un valore superiore? E supponendo che sia giusto, il cibo derivato da questa filiera è davvero il prodotto sano ed equilibrato che promette di essere?
Crediamo sia fondamentale introdurre una riflessione che riguarda le scelte alimentari che facciamo quando ci occupiamo di nutrire i nostri animali. Una parte importante del Progetto Etologicamente Corretto riguarda infatti il tipo di alimentazione che scegliamo per i nostri animali pet.
Oggi, una riflessione aperta, globale, consapevole e responsabile non può ignorare che “l’amore e il rispetto per gli animali” sono sentimenti che cozzano drammaticamente con la discriminazione fra le diverse specie (anche a parità di dotazioni) secondo una scala gerarchica arbitraria. Questo è il principio alla base del cosiddetto “antispecismo”, una visione filosofica che propone l’attribuzione di un diritto inerente paritario a tutte le specie animali (o per lo meno quelle cui sia riconosciuta la capacità di percepire sofferenza a livello fisico e/o psichico), a prescindere dal nostro rapporto affettivo/culturale con loro. Questa direzione filosofica ci spinge ad una riflessione importante: se ci preoccupiamo del benessere del nostro cane & gatto (ma anche furetto e moffetta e riccio..), non possiamo disinteressarci alle condizioni cui vengono sottoposti gli animali (polli, bovini, anatre, maiali, agnelli etc) che sono destinati a diventare cibo per loro, né ai loro diritti di animali senzienti.
Entrando nel merito della corretta informazione, è necessario sapere che gli allevamenti intensivi sono capannoni in cui sono rinchiusi migliaia di animali in condizioni infernali. Privati di libertà di movimento, di aria respirabile e della luce del sole, rinchiusi in gabbie, costretti ad una alimentazione spesso innaturale, immunodepressi e, anche nei migliori casi, senza alcuna attenzione per le esigenze etologiche ed emozionali primarie. I metodi di trasporto, sono altrettanto inqualificabili. Le condizioni di vita degli animali condannati a questo destino sono tali da suscitare vergogna in ogni essere umano che abbia il più esiguo senso empatico.
L’argomento indubbiamente richiede analisi da più prospettive e livelli. Il rispetto etologico dei nostri pet carnivori ci carica della responsabilità di fornire loro un’alimentazione proteica adeguata alle loro dotazioni filogenetiche (e quindi sia alle loro necessità fisiologiche sia al loro comportamento alimentare). Se dunque una forma di allevamento è indispensabile per la nutrizione dei nostri compagni di vita, questo non ci esime comunque dal garantire alle specie allevate un approccio Etologicamente Corretto. Ma il motivo non si riduce al diritto inerente della specie allevata, infatti oltre alle già citate problematiche ambientali dell’allevamento intensivo, a rimetterci è la salute stessa dei pet che saranno i consumatori finali del processo.
Un altro, importante, aspetto da tenere in considerazione è infatti la qualità del prodotto derivato dalle diverse metodologie di allevamento e lavorazione. Come già detto per l’alimentazione umana, la carne da allevamento intensivo rappresenta il livello qualitativo più infimo per il benessere del consumatore. Trattamenti ormonali, bombardamenti antibiotici, antinfiammatori e antiparassitari preventivi e continui, stress cronico, dolore cronico, paura (quindi alti contenuti di cortisolo e adrenalina), malattie neoplastiche, alimentazione innaturale, infezioni croniche e agenti patogeni farmacoresistenti: tutto questo, ben camuffato da processi di lavorazione delle carni macellate estremamente aggressivi, è ciò che versiamo quotidianamente nella ciotola dei nostri fedeli amici, pensando di offrire loro un prodotto eccellente.
L’enorme aumento di patologie di origine alimentare (soprattutto nella popolazione canina e felina) originatosi con la diffusione dell’alimentazione in crocchette e scatolette è uno specchio di questa problematica. La lista delle malattie sempre più frequenti è lunga, e non è possibile spiegare tutto questo semplicemente con l’eccessiva selezione delle razze. Un sistema immunitario sano e forte dipende da un intestino sano e forte e un intestino sano dipende da un’alimentazione sana e appropriata. E’ ragionevole ipotizzare che l’insieme di patologie derivanti da un’alimentazione fortemente contaminata da farmaci, sofferenze, raffinazioni eccessive e additivi chimici, sconfini spesso in disturbi comportamentali a causa di un peggioramento generale delle condizioni di vita dell’animale.
In questo periodo si propone sempre più spesso una nuova forma di alimentazione destinata a cani e gatti: “È in crescita il numero di proprietari di cani che desidera offrire ai propri animali domestici una dieta equilibrata e naturale. La risposta a questo desiderio è il metodo Barf (Biologically Appropriate Raw Food) che garantisce ai nostri animali un regime nutrizionale fatto di cibi crudi biologicamente appropriati.” – Per approfondimenti qui riportiamo un’intervista a David Bettio (medico veterinario omeopata che si occupa di Barf).
Dal punto di vista etologico questa è indubbiamente la dieta più aderente alla natura dei nostri pet carnivori e al loro comportamento alimentare naturale.
Anche qui però, bisogna porre attenzione alla provenienza della carne! Se proviene da allevamenti intensivi le questioni suddette rimangono irrisolte.
Il compromesso migliore, coerentemente alle premesse fatte, oggi ci sembra essere quello di una Barf da allevamento Etologicamente Corretto, tanto meglio se da autoproduzione, o quanto meno da un biologico estensivo che sia più trasparente possibile su provenienza, condizioni e filiera. Come sempre lo scopo è non dimenticarsi dei diritti basilari dell’animale allevato.
Di converso esiste oggi una corrente di pensiero propone una scelta più radicale: l’utilizzo di alimenti vegani (quindi composti di proteine vegetali) destinati a cani e gatti, oggi facilmente reperibili in commercio. La maggior contestazione che viene fatta a questa scelta è che sia eccessivamente proiettiva o che costituisca un compromesso troppo forte rispetto alla natura di cani e gatti. I suoi sostenitore fanno invece notare che del resto nella vita di questi animali, da quando la domesticazione li ha portati tra le nostre mura, tutto è un compromesso, e che vedere il cambio alimentare come un compromesso più pesante della vita in casa, dei guinzagli, delle sterilizzazioni, delle selezioni di razza, delle toelette estetiche, degli shampoo e dei profumi, dell’addestramento, degli accoppiamenti con partner scelti dal proprietario, della cura condivisa dei cuccioli, del rispetto delle volontà umane a discapito degli istinti, è una considerazione talmente arbitraria da non poter essere accettata come assolutamente valida, dimostrandosi anzi, altrettanto proiettiva. Le valutazioni che riguardano la validità di questo tipo di dieta per i carnivori, così come le conseguenze a lungo termine sulla loro salute, a livello veterinario sono ancora dibattute. Da circa 10 anni diverse aziende sono impegnate nello studio su campioni di animali che seguono questo tipo di alimentazione. Saranno i risultati futuri della ricerca a rivelarci se, come per la maggior parte degli onnivori, le proteine animali possano essere sostituite senza conseguenze sul benessere complessivo e sulla qualità di vita o se invece queste rappresentino una soluzione eccessivamente deprivante per la fisiologia di cani, gatti, ecc.
In conclusione, dobbiamo comprendere che preoccuparsi della salute del nostro pet non può prescindere dalla qualità della sua alimentazione e che tutelando i diritti delle specie consumate inevitabilmente tuteliamo anche il benessere delle specie consumatrici.
La riflessione profonda su queste problematiche dovrebbe essere alla base della scelta alimentare per il nostro cane e il nostro gatto o per qualunque altro pet carnivoro.
Se tutte le vite vanno rispettate allora dobbiamo ricercare una soluzione diversa da quella oggi proposta come standard.
Vi suggeriamo un sito di vendita Online che si occupa di alimenti ‘etici’ per pet:
P.S.:
Non dimentichiamo di porre grande attenzione agli alimenti vegetali freschi (frutta e verdura): è preferibile somministrare alimenti di provenienza biologica, ma in ogni caso è fortemente consigliato il lavaggio accurato di questi alimenti al fine di evitare contaminazioni involontarie con pesticidi, anticrittogamici, diserbanti e in generale sostanze tossiche che potrebbero danneggiare l’animale anche se presenti in piccole quantità.
Va oggi inoltre introdotta un’ulteriore riflessione che riguardi anche agli alimenti a base di pesce: gli oceani, quotidianamente rastrellati dalla pesca industriale, stanno andando incontro ad una delle più massive perdite di biodiversità della storia del pianeta, è pertanto preferibile scegliere pesci allevati, sempre secondo un approccio rispettoso per l’ambiente e il benessere della specie allevate (quindi per lo meno biologico).
Ultima ma non ultima considerazione: ogni scelta alimentare che facciamo, che riguardi noi o i nostri animali pet, dovrebbe prevedere una riflessione rispetto ai riflessi delle nostre scelte sulla crisi climatica (cambiamento climatico). “Tutto quello che mangiamo (o diamo da mangiare), ha un impatto ambientale. Ma le diete a base di carne e altri prodotti animali sono una delle principali fonti di gas serra. Le attività agricole rappresentano il 24% di tutte le emissioni di gas serra ogni anno.” (fonte : Animalequality)