Uno dei fondamenti della nostra realtà planetaria è la consapevolezza che gli organismi viventi, umani e non umani, sono tutti collegati, a diversi gradi, attraverso un complesso di sistemi ecologici interconnessi, le cui risorse sono un bene condiviso… In un sistema complesso, come è Gaia, anche scelte e comportamenti, apparentemente piccoli e locali, hanno il potenziale per produrre mutamenti grandi e complessivi, nel futuro del pianeta. Questo non può non condurci ad un percorso più riflessivo e responsabile rispetto alla nostra condotta, perché questa, inevitabilmente influenzerà il futuro degli organismi che condividono con noi la vita in questo sistema, e giacché dipendiamo da essi, inevitabilmente influenzerà il futuro della nostra stessa specie.
Da dove cominciare? Ad esempio dalla nostra alimentazione.
I fatti oggi sono questi:
1
L’iper consumo di proteine animali è una scelta dannosa per il benessere degli animali allevati, nonché per il nostro, per problematiche che vanno dallo sviluppo di patologie alimentari, all’insorgenza di agenti patogeni farmacoresistenti, alla costruzione di un panorama socio-economico equo (la carne è consumo estremamente dispendioso destinato solo ad una piccolissima parte della popolazione mondiale, il cui sfruttamento globale e massivo di territori sottrae di fatto risorse alle popolazioni locali, non in grado di contrastare la svendita indiscriminata delle terre destinate alla produzione di pascolo).
2
Il pianeta non può sostenere il consumo di carne attuale, la richiesta di risorse ad esso connessa (tra cui l’acqua) e l’inquinamento di cui è causa. L’enorme produzione di carne è ottenibile esclusivamente tramite metodologie di allevamento intensivo, oggi tra le prime cause di inquinamento globale e cambiamento climatico (vedi l’inchiesta Cowspiracy).
3
Gli allevamenti intensivi non sono eticamente accettabili: rappresentano una tra le più pericolose (in quanto invisibile) negazioni del diritto al benessere, alla libertà etologica, alla relazione ed alla felicità, degli animali non umani. L’esistenza di luoghi come questi è un ostacolo al progresso morale delle nostre società e al riconoscimento degli altri animali come esseri senzienti, dotati di soggettività e diritti.“Gli animali allevati e uccisi per cibo patiscono crudeltà indicibili. La parte più difficile del parlare in difesa di questi animali è descrivere la sofferenza che essi sono costretti a patire: la mancanza di spazio, il sovraffollamento, il fetore, il chiasso, gli estremi sbalzi di temperatura, gli attacchi e il cannibalismo, la fame e l’inedia, la malattia, la mutilazione, le ossa fratturate e gli organi precari, etc. In tutta serietà, ogni anno, centinaia di milioni di animali – molti più del numero complessivo di animali uccisi per pelliccia, nei canili e nei laboratori – non riescono neppure ad arrivare al momento del macello. Soffrono davvero da morire.” (da Una vita degna di essere vissuta, di Matt Ball dal sito di Animalequality.it)
“Mangiare carne è semplicemente immorale, poiché comporta un’azione che è contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo l’uomo sopprime anche in sé stesso le più alte capacità spirituali, l’amore e la compassione per altre creature viventi e, sopprimendo questi sentimenti, diventa crudele.”
Lev Tolstoj
Sulla base di questi presupposti, il compito che l’Etologia Relazionale® si assume (sia tramite le attività dell’Associazione sia tramite le attività della Scuola), è quello di divulgare scelte alimentari responsabili e consapevoli.
E tologicamente corretto promuove con decisione una scelta Veganista, in quanto, attualmente, la strategia alimentare meno impattante rispettivamente alle premesse citate.
“C’è molto da fare: dobbiamo raggiungere e influenzare coloro che potrebbero essere disposti a diventare vegan; raggiungere e influenzare coloro che potrebbero essere disposti a diventare vegetariani; raggiungere e influenzare coloro che magari non vogliono diventare vegani adesso, ma potrebbero ridurre il consumo di carne o smettere di acquistare carne dagli allevamenti intensivi – e supportare queste persone nel loro percorso di apprendimento e crescita. Estendere il proprio raggio d’azione a tutti questi tipi di audience è indispensabile se vogliamo aiutare una società vasta e sfaccettata a evolvere verso una nuova norma etica. Far notare come il consumo di carne causi inutile sofferenza è onesto, schietto e incontestabile.”(da Una vita degna di essere vissuta, di Matt Ball dal sito di Animalequality.it)
Per chi sceglie il vegetarismo, si propone una drastica riduzione del consumo di prodotti animali, che si accompagni ad uno stretto controllo sui prodotti acquistati, necessario a verificare che nessuno di questi cibi (uova, latte, latticini e prodotti che li contengano) alimenti il profitto dei sistemi intensivi.
Per chi non vuole, ma soprattutto per chi non può abbandonare la scelta “carnista” si propone una DRASTICA riduzione del consumo di carne (che deve rappresentare una quota massimale compresa tra il 2% ed il 3% nella dieta complessiva) e di prodotti di origine animale, che di nuovo, si accompagni ad uno stretto controllo sull’origine dei prodotti (da allevamento non intensivo).
Quello che oggi è inevitabile è la consapevolezza della provenienza dei prodotti di origine animale. Per anni il marketing agroalimentare ha lavorato sull’immagine della carne fino a renderne invisibile la provenienza, cioè fino ad escludere dalla sua produzione il volto degli animali cui apparteneva. Sembra incredibile ma alcune persone oggi non si rendono neanche conto che la carne di cui si nutrono è stata tagliata da un animale che aveva una vita, delle sensazioni, delle emozioni, dei pensieri, degli affetti. L’allevamento estensivo, per quanto innegabilmente una condizione di welfare superiore rispetto all’allevamento intensivo, non è che un piccolo compromesso, che può essere tollerato solo come step provvisorio verso un cambiamento radicale futuro.
L’Etologicamente corretto, in questo ambito, propone una visione che vada oltre la semplice constatazione che l’animale allevato è fisicamente ‘sano’, per imporre come dictat una condizione in cui l’animale allevato sia libero di esprimere le proprie caratteristiche etologiche (etogramma) e le proprie caratteristiche soggettive. Lo scopo non è la semplice libertà dalle sofferenze, base del sistema welfaristico, ma la costruzione di ambienti in cui siano possibili opportunità di relazione, di crescita personale, di libertà di espressione etologica ed attitudinale, e quindi in sintesi, in cui sia possibile il well-being dell’animale allevato. Altra componente fondamentale è la visibilità, la relazione con gli animali allevati direzionata oltre i confini del sistema produttivo, è una componente zooantropologica fondamentale per una scelta realmente consapevole. Chi consuma deve poter conoscere CHI è consumato perché la sua scelta di consumatore sia realmente libera.
Per le premesse già fatte, il ragionamento, in bottom-up, è che lavorando per la riduzione degli animali destinati al consumo e difendendo il diritto al well-being di quelli ancora inseriti in una filiera produttiva, si lavori in feedback anche per la salute delle popolazioni umane e del pianeta in toto. Lavorare su quello che sembra l’ultimo anello di una catena (e per questo ininfluente), in realtà può produrre cambiamenti a cascata su tutto il sistema cui è connesso.
L ibertà di scelta significa anche responsabilità di scelta, significa quindi l’inizio di un profondo cambio culturale. Chi sceglie i prodotti animali non deve girare la testa dall’altra parte. Si dice spesso che scegliere sia un diritto, ma la responsabilità delle proprie scelte è un dovere.
“Comprare carne, uova e prodotti caseari provoca inutile sofferenza. Possiamo scegliere di non provocare questa sofferenza.”(da Una vita degna di essere vissuta, di Matt Ball dal sito di Animalequality.it)
Nessun cambiamento sarà mai possibile se non cominciamo dalle nostre scelte personali.
Etologicamente corretto è un progetto destinato anche agli animali non umani carnivori che vivono con noi…(gatti, cani etc.)
Leggi il nostro articolo sul “Il Cambiamento” intitolato: Etologia relazionale, perché accarezzare alcuni animali e mangiarne altri?
“Ci sono animali che non hanno mai avuto opportunità di relazionarsi con noi, offrir loro questa possibilità significa offrirla a noi stessi”
Myriam Jael Riboldi