Parliamo di empatia.
In un recente studio, un team di scienziati dell’Università Ceca di Scienze Della Vita ha videodocumentato alcuni esemplari di cinghiale (Sus scrofa) nell’atto di soccorrere due giovani conspecifici intrappolati insieme in una gabbia da cattura, e per questo in condizioni di stress acuto.
I ricercatori hanno osservato che la criniera degli adulti accorsi alla gabbia era visibilmente eretta (piloerezione): un segnale che i cinghiali esprimono quando vivono uno stato di agitazione con valenza negativa, come paura, angoscia, rabbia. A livello comportamentale, alcuni individui hanno provato a rompere le reti della gabbia dall’esterno senza successo. Alcune ore dopo, una femmina è riuscita a ‘manipolare’ i chiavistelli che chiudevano la gabbia, consentendo ai giovani cinghiali imprigionati di evadere. La femmina ha impiegato in tutto 29 minuti per riuscire nell’impresa. Un investimento di tempo considerevole in termini di costi individuali, che dimostra certamente la sua determinazione nel voler liberare i due giovani intrappolati. D’altro canto, da un punto di vista cognitivo, è un tempo tutto sommato contenuto, che rafforza l’idea che i cinghiali non abbiano nulla da invidiare ad altri mammiferi nell’abilità di problem solving.
Gli autori dello studio ritengono che questa sia la prima volta che viene documentato un salvataggio da parte di cinghiali selvatici e interpretano questo comportamento come la prova che questi animali siano dotati di empatia. Le espressioni emozionali descritte e i comportamenti prosociali spontanei documentati rivelano infatti un meccanismo di contagio emotivo, a partire dal quale i soccorritori sono stati in grado di assumere soggettivamente la difficoltà vissuta dai due giovani intrappolati, adoperandosi poi per migliorarne le condizioni a proprie spese.
Negli studi del famoso etologo Frans De Waal, questo tipo di comportamenti è annoverato tra le più complesse espressioni di empatia: assunzione di prospettiva e comportamento solidale.
Se da un punto di vista etologico il possesso di capacità cognitive complesse in Sus scrofa non è certamente una novità, da un punto di vista politico la portata di queste scoperte dovrebbe avere molto più peso: le crudeltà riservate ai cinghiali e ai maiali domestici, rispettivamente nella caccia e nell’allevamento intensivo, sono chiaramente incompatibili con gli obiettivi di una società che si dice attenta alla tutela del benessere psicofisico degli animali non umani a cui si relaziona.
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