Com’è possibile che in una preda compaia, e si diffonda, un nuovo fenotipo aposematico (cioè un segnale che indica la produzione di sostanze disgustose e/o tossiche per dissuadere la predazione), se tutti i suoi predatori devono seguire un apprendimento per prove ed errori? Il tratto non scomparirebbe prima ancora che la sua efficacia come segnale sia potuta emergere? Un articolo recente dimostra come si sia ottenuta sperimentalmente una delle possibili soluzioni al paradosso: la diffusione dell’inibizione comportamentale mediata da apprendimento sociale per mezzo di espressioni visibili di disgusto. L’esperimento in sintesi mostra che prendendo una cincia come audience e mettendola davanti ad un monitor in cui vede un suo simile esprimere disgusto dopo aver assaggiato una preda surrogato amara, contraddistinta da un particolare segnale cospicuo (un marchio quadrato), la spettatrice eviterà da quel momento tutte le prede surrogato contraddistinte da quel segnale. Oltre ad essere un aspetto interessante in termini di evoluzione dei segnali, questa modalità di apprendimento implica una capacità di rispecchiamento, quindi forme elementari (o prodromiche) dell’empatia propriamente detta: nella fattispecie il contagio emotivo, già verificato in altri uccelli (ad esempio i pappagalli e i corvi).
Se ti chiedi come sia l’espressione di disgusto in un uccello, clicca qui per vedere un filmato: https://www.youtube.com/watch?v=87l0Dyte_nQ
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