Parliamo di etologia e di polpi.
L’avete visto anche voi il video del polpo in spiaggia che ‘gioca’ con un pallone blu? Lo stanno postando in tanti chiedendo spiegazioni etologiche: non ce ne sono perché è computer grafica! Qui il lavoro originale:
https://vimeo.com/user11824348
“Lo sapevo, è il solito antropomorfismo… I polpi non giocano mica!” … Sbagliato!
L’idea che gli invertebrati possano indulgere nel gioco, e specialmente che possano divertirsi a farlo, è generalmente accolta con scetticismo. Ma dato che lo stesso è valso a lungo per i vertebrati cosiddetti “inferiori” come rettili e pesci, su cui ora abbiamo documentazioni scientifiche di attività assimilabili al gioco secondo i cinque criteri di Burghardt (che definiscono il gioco come un comportamento che è incompletamente funzionale, volontario, modificato dalla sua forma regolare, ripetuto ma non stereotipato, espresso in condizioni libere da stress), non dovremmo scartare la possibilità.
I cefalopodi sono ben noti per la loro capacità di apprendimento e per i loro comportamenti flessibili e complessi. I loro cervelli sono paragonabili a quelli di vertebrati di pari dimensioni e sono dotati di strutture nervose dedicate ad apprendimento e memoria analoghe in molti modi alla corteccia dei vertebrati.
Cosa si sa sul gioco nei cefalopodi? Nonostante alcuni divertenti aneddoti di seppie che spruzzano getti d’acqua con il sifone ai loro caregivers, tra i cefalopodi i più giocosi sono i polpi. La loro ridondante curiosità, capacità di apprendimento e flessibilità comportamentale, unite alle capacità delle loro braccia muscolose, consentono interazioni più complesse con l’ambiente circostante (molti subacquei potrebbero aver condiviso la snervante esperienza di lottare con un polpo curioso attratto dai riflessi della maschera o dalle bolle che escono dall’erogatore di ossigeno). I resoconti scientifici di gioco in ambiente controllato riguardano due specie di polpi provenienti da habitat piuttosto diversi e in entrambe i cinque criteri di Burghardt sono stati soddisfatti.
Essendo animali per lo più solitari (nonostante oggi siano state scoperte due colonie in ambiente selvatico), ad oggi, l’unica forma di gioco dimostrata sperimentalmente nei polpi è il gioco con oggetti. Quando incontra un nuovo oggetto (che non sia cibo), Octopus vulgaris mostra una sequenza di comportamenti, che parte dal comportamento esplorativo (“Cos’è questo oggetto?”) e procede con giocose interazioni per mezzo delle braccia (“Cosa posso fare con questo oggetto?”), che si esprimono in comportamenti manipolatori come spingere, tirare e trainare. Octopus dofleini è stata osservata esibire sequenze simili di comportamento verso una palla, che includevano l’uso del sifone (più tipicamente utilizzato per il movimento di propulsione a getto e la rimozione di oggetti indesiderati dal suo acquario). Un Octopus bimaculoides in cattività, una volta sazio, è stato osservato balzare su un granchio violinista, per poi rilasciarlo illeso, e ripetere questa ricattura e rilascio molte volte, come un gatto con un topo. Tra gli studiosi che hanno trascorso molto tempo osservando i polpi, aneddoti simili di comportamenti ludico sono tantissimi. Potremmo aspettarci di vedere altre forme di gioco nei polpi, ad esempio di gioco sociale nei rari casi di aggregazione coloniale, ma dobbiamo tenere conto che i diversi tipi di gioco non necessariamente coevolvono, quindi la presenza di un tipo non predice la presenza di un altro… Si vedrà! Forse studi futuri scopriranno comportamenti simili anche in altri cefalopodi.
“OK giocano, ma si stanno divertendo?” Questa è una domanda da un milione di dollari. Quando guardiamo i giochi sociali nei mammiferi, come i cani, siamo sicuri che si stiano divertendo, lo sentiamo empaticamente, ma sappiamo anche che il divertimento è un’esperienza soggettiva, anche all’interno della nostra stessa specie, e per quanto la vicinanza filogenetica con i cani (o altri mammiferi) ci consenta di produrre inferenze utili e con scarso margine di errore, l’empatia con lo stato interiore di un polpo è una sfida ben più ardua… Eppure allettante per molti e forse non impossibile! Ma per questo ulteriore viaggio nella mente dei cefalopodi vi rimando alla lettura di “L’anima di un polpo. Un viaggio sorprendente nelle meraviglie della coscienza” della scienziata naturalista e scrittrice Sy Montgomery!
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