Parliamo di comportamento (etologia) negli elefanti ( e in particolare di culture animali).
Nelle specie sociali longeve, gli individui più anziani, anche se non più riproduttivi, possono fornire benefici ai loro compagni di gruppo attraverso la trasmissione di conoscenze ecologiche. La ricerca su questi aspetti finora si è concentrata principalmente sulle femmine mature di specie con società matrilineari come, ad esempio, gli elefanti africani della savana (Loxodonta africana) e le orche (Orcinus orca).
In questo senso invece si sa ancora poco sul ruolo dei maschi più anziani. In molti mammiferi sociali, i maschi sono spesso considerati sostituibili, perché sono in genere il sesso in dispersione. Gli elefanti maschi si disperdono dal branco natale tra i 10 ei 20 anni e si stabiliscono in società separate con altri maschi. Le associazioni sociali tra i maschi sono più deboli e più transitorie rispetto alle femmine. Tra i 25 ei 30 anni di età, i maschi sperimenteranno il loro primo musth, uno stato riproduttivo con ciclicità annuale in cui i maschi cercano femmine per l’accoppiamento. Da questa concentrazione temporale dell’attività sessuale maschile consegue che nei periodi di non musth, i conflitti intra-sessuali tra maschi siano molto ridotti e si apra così l’opportunità per interazioni prosociali maschio-maschio, inclusa l’opportunità di viaggi collettivi e trasmissione culturale.
I giovani maschi adolescenti in questi periodi possono ottenere notevoli benefici associandosi a maschi più anziani, con decenni di esperienza in più nell’utilizzo del loro ambiente. Gli elefanti maschi più anziani possono infatti agire come depositi di conoscenza ecologica per i maschi più giovani, aumentandone aspettativa di vita e fitness.
Analizzando il comportamento dei gruppi di soli maschi di elefanti africani della savana, lungo i loro percorsi nel Botswana, un team di ricercatori ha scoperto che sono proprio i maschi più anziani a guidare più probabilmente i movimenti collettivi.
In tutta la loro area geografica, gli elefanti maschi anziani rappresentano tuttavia una minoranza nella popolazione e, a rendere più difficile il loro importante ruolo, sono presi di mira dalla caccia ai trofei legale e dal bracconaggio. I sostenitori della caccia al trofeo come strumento di conservazione sostengono che quando questo sistema è gestito seguendo la teoria ecologica, rimuovendo solo pochi maschi più anziani con un basso valore riproduttivo, ha un effetto assolutamente trascurabile sulla popolazione complessiva. I maschi anziani sono spesso per questo gli unici target di questo tipo di caccia. Questo modello tuttavia non sembra considerare il sistema sociale degli elefanti della savana africana.
La scoperta che i maschi maturi agiscono come leader durante il movimento collettivo, dimostrando così un ruolo centrale nella società maschile, in particolare nel guidare i giovani maschi tra le risorse critiche del territorio, è chiaramente in netto contrasto con l’idea che il sacrificio di questi individui non abbia effetti sulla popolazione. La rimozione dei maschi più anziani dalla popolazione potrebbe infatti interrompere il flusso intergenerazionale di conoscenza ecologica accumulata (navigazione efficace, ubicazione di risorse critiche, eccetera). Alla luce di questa scoperta, i ricercatori sostengono che i maschi anziani dovrebbero godere della stessa protezione delle vecchie matriarche, anziché essere considerati bersagli preferibili in quanto elementi “ridondanti” della popolazione.
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