Non che la letteratura manchi di storie di ‘adozione’ strane, soprattutto in femmine giovani, ma la leonessa Kamuniak è stata davvero un’anomalia in questo senso. La documentazione su questa leonessa è stata prodotta dalla documentarista Saba Douglas-Hamilgton (figlia del famoso zoologo studioso di elefanti Iain Douglas-Hamilgton). Prima che Kamuniak sparisse dai radar, Saba la osservò adottare, una dopo l’altra, 6 piccole orici. La leonessa non sembrava nutrire un sentimento particolare per la specie in sé (dimostrando di apprezzare gli adulti come prede), era attratta solo dai cuccioli. Molte delle adozioni di piccole antilopi da parte di giovani leoni sono facilmente leggibili come un mix tra gioco con la preda e inibizione da kinderschema, che possono protrarsi per più tempo del dovuto in casi particolari, ma che nel giro delle 24-48 ore al massimo si chiudono con la morte dell’orfanello. Le adozioni di Kamuniak invece sono state tutte protratte oltre l’immaginabile. La leonessa ha esibito comportamenti di apprensione e protezione così intensi e continuativi da rischiare la morte per denutrizione e lo scontro con altri leoni. La morte dei piccoli sembrava inoltre coinvolgerla emotivamente e in particolare dopo la predazione di un leone maschio su uno dei suoi cuccioli di orice, mostrò reazioni evidenti di rabbia e prostrazione, durate giorni, che possono essere spiegate solo attraverso il riconoscimento di un processo di attaccamento (sensu Bowlby). Le possibili cause attribuibili al comportamento sono tutte speculazioni perché non sono stati fatti esami di laboratorio sull’animale. Molti fattori potrebbero aver influito contemporaneamente. La leonessa pare fosse a sua volta una sorta di orfana, una solitaria priva di un branco (che per le leonesse è una condizione gravissima). Si suppone inoltre che fosse sterile perchè pur avendo raggiunto l’età riproduttiva non fu mai stata vista partorire cuccioli. La mancata espressione della maternità in prima persona o dell’apprendimento per osservazione da altre femmine del branco, potrebbe già di per sé essere stato un elemento facilitante per l’anomalia delle adozioni (ad esempio attraverso un abbassamento di soglia per la risposta alle caratteristiche infantili). Si può anche supporre che la sterilità potesse essere indotta da disfunzioni a livello endocrino, magari correlate ad un’iperproduzione di ormoni mediatori dei comportamenti materni (il più importante è l’ossitocina). Nei leoni tra l’altro sono documentate le pseudociesi (false gravidanze o gravidanze isteriche), che in una femmina sterile o con disfunzioni ormonali possono facilmente comparire con più frequenza, rendendo la femmina anche molto protettiva verso l’oggetto delle sue cure.
La domanda più frequente su questo caso è se si possa classificare come “empatico” o “patologico”. La mia risposta è che entrambe le classificazioni possono coesistere, perché sono due livelli paralleli e non mutualmente esclusivi: anche se la causa fosse un disturbo patologico, non possiamo escludere che l’esperienza dell’animale sia stata di emozione autentica e di empatia per i piccoli, pur essendo attivata in maniera anomala da una patologia.