Può un evento meteorologico estremo cambiare il comportamento sociale degli animali?
Sembrerebbe proprio di sì.
Nel 2017, l’uragano Maria ha devastato Porto Rico, portando grande sconvolgimento sia tra gli umani che tra le altre specie. Un’area particolarmente colpita è stata Cayo Santiago (anche detta Monkey Island), una piccola isola che ospita centinaia di macachi Rhesus (Macaca mulatta), che è stata pesantemente deforestata dai forti venti.
Prima dell’uragano Maria, gli alberi su Cayo Santiago, fornivano ampie zone d’ombra su tutta l’isola, una risorsa cruciale date le alte temperature, che spesso superano i 40°C. I macachi di Monkey Island erano noti per la spiccata aggressività sociale e, conseguentemente, era raro vedere i macachi condividere l’ombra di uno stesso albero. Dopo l’uragano, ci si aspettava un aumento vertiginoso degli scontri competitivi per assicurarsi i pochi alberi rimasti. Invece, contrariamente alle aspettative, i macachi hanno cominciato a mostrare una maggiore tolleranza reciproca e una maggiore condivisione delle risorse.
Lauren Brent, professoressa di etologia presso l’Animal Behavior Research Center dell’Università di Exeter, ha riferito: “Ci aspettavamo che le scimmie sarebbero diventate più aggressive competendo per l’ombra, dato che questa è una società nota per la sua aggressività. Invece sono diventate più tolleranti verso gli altri e meno aggressive”.
È possibile che la causa di questo cambiamento nella socievolezza dei macachi sia stato l’uragano? E quali saranno le conseguenze a lungo termine? È possibile che, dopotutto, l’aumento della tolleranza e della condivisione delle risorse tra i macachi porti a tassi di sopravvivenza più elevati nonostante la devastazione?
Grazie agli studi sulle variazioni nei tassi di sopravvivenza di sette gruppi di macachi (790 adulti in totale) sull’isola, si sono potuti confrontare i dati di cinque anni prima e cinque anni dopo l’uragano.
Camille Testard, ricercatrice dell’Università della Pennsylvania coinvolta in queste ricerca, ha spiegato: “Avevamo i dati sui comportamenti e sulla sopravvivenza di tutti gli individui. Siamo stati in grado di modellare la relazione tra la socievolezza degli individui e la loro probabilità di sopravvivenza”. I risultati hanno mostrato che i macachi più tolleranti, dopo l’uragano, avevano una probabilità di sopravvivenza superiore del 42%.
Il bisogno di ombra, una risorsa critica per la termoregolazione, ha portato al rafforzamento dei legami sociali tra i macachi e la tolleranza che ne è derivata si è mano a mano estesa oltre le interazioni che avvengono nelle ore più calde, influenzando i comportamenti sociali per tutto il resto del giorno.
Laura Brent ha approfondito la natura strategica di questo mutamento, osservando che la competizione per l’ombra è diversa da quella per il cibo, nel senso che tollerare gli altri nelle zone d’ombra, in fin dei conti, è possibile perché non costa molto. Non essendoci nulla da perdere, è difficile che in questo contesto i macachi si prendano la briga di scatenare lotte, rischiando di ferirsi, quando possono semplicemente condividere lo spazio. Secondo la Brent, questa strategia di tolleranza a basso costo ha facilitato la creazione di reti sociali più ampie, migliorando le possibilità di termoregolazione e sopravvivenza.
La sostenibilità a lungo termine di questo nuovo equilibrio resta da vedere. La riforestazione di Cayo Santiago potrebbe mutare nuovamente il comportamento dei macachi. Comunque, l’adattabilità di questi primati, in questa situazione imprevista e difficile, ha aperto una finestra sull’importanza delle relazioni sociali nel fronteggiare cambiamenti ambientali drastici. La tolleranza reciproca si è dimostrata ancora una volta una chiave importantissima per il successo biologico in tempi ostili e forse, come primati sociali, potremmo trarne un’utile lezione.
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