Un tratto che accomuna lo sviluppo di noi umani a quello delle altre grandi scimmie è l’espressione di comportamenti ‘dispettosi’ (in inglese “playful teasing”), in particolare nella fase infantile/adolescenziale (anche se tutti conosciamo uno o più umani che persistono nonostante l’età anagraficamente adulta). Il modo di dire “dispettoso come una scimmia”, in fondo, sembra essere piuttosto credibile dal punto di vista etologico.
Come noi, i giovani di scimpanzé, orangutan, bonobo e gorilla, mostrano un’ampia gamma di comportamenti scherzosi, il cui scopo è stuzzicare/infastidire/provocare in modo ‘giocoso’ (non serioso) gli altri individui del proprio gruppo sociale, in particolare gli adulti.
Da un punto di vista formale, sono comportamenti distinti dal gioco sociale vero e proprio, per via dell’unilateralità/asimmetria (non c’è un accordo iniziale tra le parti) e per l’assenza o la bassa frequenza di segnali di gioco. Con i comportamenti ludici condividono comunque la necessità di un contesto di relax/benessere come prerequisito, la natura autotelica dell’azione e il clima sostanzialmente scherzoso, anche nelle risposte (assenza di conseguenze serie, nonostante l’aggressività inerente nelle interazioni dispettose).
Per quanto possa sembrare un argomento di scarso valore scientifico, questo tipo di comportamenti è cognitivamente interessante perché richiede una buona dose di intelligenza: è necessario comprendere le norme sociali, avere una teoria della mente, essere attenti, saper anticipare le risposte degli altri ed elaborare strategie per sovvertirne volontariamente le aspettative (generalmente la parte più divertente).
Grazie alla registrazione di 75 ore di riprese video su scimpanzé, bonobo e gorilla in cattività, un gruppo di etologi ha potuto documentare ben 142 esempi di comportamento dispettoso (su un totale di 504 eventi di interazione sociale), la maggior parte dei quali espressi da giovani verso individui più vecchi.
I dispetti delle scimmie coincidono con quelli osservati nei piccoli umani e consistono nel colpire o pungolare un altro individuo e poi correre lontano prima di essere afferrati, oppure offrire un oggetto per poi ritrarlo un attimo prima che sia preso (“offer and withdrawal”), ma anche rubare qualcosa e fuggire, fare in bella vista qualcosa che si sa essere ‘vietato’ o rifiutarsi di eseguire un comportamento richiesto/atteso (“provocative non-compliance”), darsi spintoni, strattonare, fare solletico, interrompere le attività altrui (“disrupting others’ activities”), tirare i capelli (una mossa particolarmente comune negli oranghi che, rispetto ad altre scimmie non-umane, hanno peli piuttosto lunghi sul capo)… Ed altro ancora!
In più del 20% dei casi il giovane dispettoso sfruttava l’elemento sorpresa, avvicinandosi al suo bersaglio da dietro o approfittando di un momento in cui era voltato a guardare da un’altra parte: un chiaro elemento di pianificazione. Secondo i ricercatori, altri elementi più frequenti, dimostrano ancora di più l’intenzionalità del comportamento dispettoso: ripetizione ed escalation. Infatti, nell’84% dei casi il comportamento veniva ripetuto più volte verso lo stesso obiettivo, spesso aumentando l’intensità del comportamento (nel 62% delle volte). Queste due caratteristiche accessorie sono fortemente motivate dalla ricerca di una risposta emotiva-comportamentale da parte dell’individuo preso di mira: non è un caso nell’87% dei casi, i piccoli dispettosi cercassero lo sguardo dell’adulto con cui interagivano.
Nel complesso, tutti questi aspetti sono molto interessanti nell’ottica comparativa, perché coincidono con quanto osservato dagli psicologi nei bambini umani. Anche ripetizione ed escalation sono caratteristiche condivise e, allo stesso modo delle altre scimmie, anche i piccoli umani cercano lo sguardo dei loro genitori, aspettando una risposta emotiva (positiva) ai loro scherzi. Ovviamente le azioni che portano a risposte emotive negative vengono ripetute più raramente.
In tutte le grandi scimmie, queste interazioni sono evidentemente un modo per i giovani di esplorare in modo divertente i confini/limiti sociali, valutare la solidità delle proprie relazioni, conoscere meglio la personalità e disponibilità degli individui nel proprio gruppo.
Nella prospettiva evoluzionistica-filogenetica, la presenza di comportamenti scherzosi-dispettosi (“playful teasing”) in queste quattro grandi scimmie, e la loro fortissima somiglianza/uguaglianza con le prese in giro e i comportamenti clowneschi dei bambini umani, suggeriscono una continuità la cui origine potrebbe essere fatta risalire già al nostro ultimo antenato comune. Le domande che derivano da questa ipotesi sono indubbiamente affascinanti quanto buffe: da quanto tempo i primati scherzano tra loro? Da quanti milioni di anni esiste l’umorismo? È possibile che i nostri antenati, 13 milioni di anni fa, si divertissero a tirarsi i capelli?
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