Da un punto di vista evolutivo il contagio emotivo, potrebbe essere una capacità vitale per molte specie sociali oltre all’uomo. La capacità di un individuo di condividere i sentimenti di altri individui svolge infatti un ruolo fondamentale nelle interazioni sociali.
Recentemente, alcuni ricercatori si sono chiesti se la risposta comportamentale dei ratti al solletico sia contagiosa, cioè se la semplice osservazione di un ratto che viene solleticato sia sufficiente per indurre (empaticamente) uno stato emotivo positivo in un altro ratto messo in condizioni di osservare.
Nello studio sperimentale organizzato per rispondere a questa domanda, un ratto veniva solleticato con la mano da un ricercatore, mentre un altro ratto osservava la scena attraverso una parete di plexiglass trasparente. Si è scoperto che, oltre a mostrare interesse per i conspecifici che venivano solleticati, i ratti osservatori esprimevano i loro stessi comportamenti: vocalizzazioni nel range dei 50kHz (che nel contesto delle interazioni giocose sono considerate un analogo della risata); Freudensprünge o popcorning, cioè dei balzelli di gioia ripetuti (comportamento comune anche a maialini, volpi, porcellini d’India e altri animali). Queste forme di rispecchiamento da parte degli osservatori dimostrano che i comportamenti gioiosi, che accompagnano il gioco e il solletico nei ratti, sono in effetti contagiosi.
Questo tipo di contagio positivo era già stato osservato anche in altre specie, come corvi, kea, esseri umani e scimpanzé.
Per capire quali stimoli fossero in effetti più rilevanti per il contagio nei ratti, i ricercatori hanno provato ad esporre i ratti osservatori a registrazioni audio/video di altri ratti solleticati, ma la risposta non era la stessa che con un dimostratore in carne ed ossa. Addirittura, in alcuni casi, gli osservatori dormivano durante la riproduzione delle registrazioni. Successive osservazioni hanno escluso anche che i ratti rispondessero semplicemente alla mano del ricercatore come stimolo anticipatorio del solletico. Né il suono, né la visione (del ratto in video e/o delle mani) erano quindi sufficienti per indurre i comportamenti manifestati durante l’osservazione di un altro ratto solleticato. Questo può suggerire un ruolo importante delle componenti olfattive nel contagio emotivo dei ratti, un aspetto sensoriale che sarebbe coerente alla natura notturna del ratto (sbilanciata sull’olfatto nell’approccio multimodale all’ambiente circostante, per la scarsa quantità di luce).
Nonostante le risposte empatiche fossero già stata indagate nei ratti, la maggior parte degli studi precedenti si è concentrata su esperienze negative come paura, dolore e sofferenza. Questo studio apre quindi una strada relativamente innovativa sulla rilevanza delle emozioni positive nell’empatia e nella socialità di questi roditori.