Secondo la definizione di Caro e Hauser (1992) si può dire che sta avvenendo un insegnamento attivo, quando “un singolo attore A modifica il suo comportamento solo in presenza di un osservatore B, a un certo costo o almeno senza ottenere un beneficio immediato per se stesso; il comportamento di A incoraggia o punisce il comportamento di B, o fornisce a B esperienza, o costituisce un esempio per B; di conseguenza, B acquisisce conoscenza o apprende un’abilità più presto o più rapidamente o più efficacemente di quanto potrebbe fare altrimenti, o che non imparerebbe affatto.”
L’insegnamento attivo da parte di animali non umani è considerato generalmente poco comune, anche se continuano a emergere esempi da una gamma sempre più ampia di taxa. I cetacei mostrano ai più giovani strategie di caccia, offrendo loro la possibilità di fare pratica su pesci già radunati e feriti/storditi. Gli scimpanzé mostrano come realizzare e manipolare strumenti per per ottenere alimenti specifici, come termiti, formiche, miele, noci. Sia scimpanzé che gorilla sono stati osservati nell’atto di allontanare o togliere ai più piccoli oggetti non commestibili, velenosi o troppo difficili da processare. Le mamme di cercopiteco grigioverde talvolta schiaffeggiano o mordono i piccoli che danno richiami di allarme inappropriati/falsi. In alcuni felini, le madri soffiano e/o colpiscono i loro piccoli per convincerli a nascondersi quando compaiono predatori all’orizzonte.
In una serie di esperimenti svolti nel 2018 da Danielle D. Brown e Miranda A. Moore, alcune mamme di formichiere gigante (Myrmecophaga tridactyla) hanno modificato il proprio comportamento al fine di inibire attivamente i loro piccoli dall’interazione olfattiva con contenitori riempiti di cibo non ‘adeguato’ (non tossico, ma privo di valore nutritivo), anzichè con cibo idoneo. Questa è la prima documentazione di un insegnamento nell’ordine Xenarthra ed è inoltre un raro esempio di comportamento non-umano teso a scoraggiare il consumo di cibo con effetti negativi sui piccoli. Qualcosa che sicuramente ci aspettavamo da un primate, ma forse non da un formichiere…
Per quanto l’alimentazione di questi animali sia forse meno complessa di quella di oranghi, elefanti africani od orche, se confermato, l’effetto materno sulle abitudini alimentari dei giovani formichieri, potrebbe a questo punto presentare anche forme di variabilità culturale attualmente ignote!