Uno studio caricato su BioRxiv (in attesa di revisione tecnica) potrebbe ampliare le nostre conoscenze sull’intelligenza sociale dei ragni.
Secondo l’articolo, gli individui di una ben nota specie di ragni saltatori (Phidippus regius) avrebbero dimostrato di essere in grado di riconoscersi e ricordarsi individualmente gli uni degli altri, anche a distanza di tempo.
Pur non essendo necessariamente esclusive della vita sociale, queste capacità, considerate parte della cosiddetta “intelligenza sociale”, sono usualmente associate ad animali che vivono e si organizzano in gruppi. Il motivo per cui non sono diffuse tra gli animali solitari è che sono biologicamente ‘costose’. Infatti, i processi computazionali necessari per ricordare individualmente altri organismi richiedono un elevato consumo di energia e lunghi tempi di elaborazione che, tra le altre cose, aumentano il rischio di aggressione/predazione da parte di altri organismi.
È logico pensare che un investimento di questo tipo sia adattativo quando gli incontri tra individui diversi sono molto frequenti, quando l’interazione sociale è importante per la sopravvivenza e l’allevamento della prole. Diversamente, i costi supererebbero i potenziali benefici. Se una specie vive per lo più in modo indipendente, dovrebbe cavarsela benissimo con capacità di discriminazione più basilari e macroscopiche (ad esempio distinguere, da altri animali, i segnali prodotti da potenziali partner della propria specie).
I ragni della specie presa in esame, nella pubblicazione su BioRxiv, hanno ripetutamente mostrato due diverse tipologie di comportamento, a seconda che incontrassero individui che avevano già visto in precedenza o individui totalmente estranei (visti per la prima volta): quando erano presentati a ragni che non avevano mai incontrato, mostravano interesse l’uno per l’altro, nella forma di approccio reciproco, che sostanzialmente implicava che si avvicinassero l’uno all’altro (probabilmente per vedersi meglio); invece, quando due individui che si erano già approcciati in precedenza venivano fatti incontrare di nuovo, mostravano un interesse scarso o nullo l’uno per l’altro, evidenziato dal fatto che sostanzialmente i ragni si ignoravano. A quel punto, se un ragno sconosciuto veniva presentato ai due ragni ‘disinteressati’, allora venivano nuovamente espressi, verso il nuovo arrivato, i comportamenti di interesse/avvicinamento.
Queste osservazioni sono coerenti alle previsioni ipotizzate sulla base del paradigma di abituazione-disabituazione. In questo modello teorico, l’abituazione è quella forma di apprendimento da cui consegue l’attenuazione graduale di una risposta ad uno stimolo, man mano che questo diventa familiare; mentre la disabituazione si manifesta quando uno stimolo nuovo si presenta dopo uno stimolo famigliare, producendo un nuovo aumento della risposta.
Sulla base di queste osservazioni, lo studio conclude che i ragni saltatori della specie Phidippus regius sfruttino queste forme di apprendimento nell’interazione tra individui e che si dimostrino capaci, non solo di riconoscersi individualmente, ma anche di memorizzare le informazioni necessarie a distinguere un individuo dall’altro, risparmiando energie per gli incontri successivi.
La presenza di memoria sociale a lungo termine, in un ragno solitario, potrebbe risultare controintuitiva, ma non sarebbe la prima volta che i ragni saltatori mostrano dotazioni cognitive impreviste. Ad esempio, una ricerca scientifica precedente, aveva evidenziato, in questa stessa famiglia, una fase del sonno analoga al sonno REM, suggerendo che alcuni ragni potrebbero addirittura sognare (una funzione spesso menzionata proprio nei processi di consolidamento delle memorie). È sempre più chiaro che i cervelli in miniatura degli invertebrati nascondano potenziali enormemente più complessi del previsto!
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