Parliamo di etologia cognitiva dei pesci.
L’ambiente relazionale può svolgere un ruolo importante nel modellare il comportamento di foraggiamento degli animali. I segnali sociali possono essere usati da un individuo per determinare, per esempio, quando, dove e cosa mangiare. Successo ed efficienza nel foraggiamento a livello individuale possono aumentare con il foraggiamento in gruppo, attraverso benefici diretti o indiretti della vita sociale, come la ridotta necessità di vigilanza verso i predatori. I tassi di foraggiamento tuttavia possono anche essere influenzati negativamente dalla presenza di altri. In alcuni casi, singoli individui possono passare da un sito di foraggiamento ad un altro proprio per evitare la competizione. Nel comportamento di caching (=accumulare scorte di cibo) dei corvi (Corvus corax), la presenza di conspecifici aumenta la probabilità di cleptoparassitismo (=furto di risorse alimentari) e quindi gli animali possono modificare o inibire momentaneamente certi comportamenti in modo da mitigare la competizione (ad esempio trattenere il cibo raccolto per non rivelare la posizione delle proprie scorte, fino a quando i possibili osservatori e ladri non si siano dileguati).
Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Animal Behaviour (“Presence of an audience and consistent interindividual differences affect archerfish shooting behaviour”) ha analizzato se il pesce arciere Toxotes jaculatrix manifesti eventuali cambiamenti comportamentali in risposta alla presenza di un’audience di conspecifici durante l’utilizzo della sua caratteristica tattica di caccia, che consiste nell’indirizzare con la bocca potenti getti d’acqua mirati a prede (in particolare artropodi) in sosta sulla vegetazione acquatica, facendoli così cadere. Questa abilità di tiro permette ai pesci arciere di bersagliare prede per lo più irraggiungibili per altri pesci, ma ha anche il potenziale svantaggio di essere un comportamento intrinsecamente cospicuo: fornisce uno spunto chiaramente visibile ai concorrenti per l’imminente arrivo di cibo sulla superficie dell’acqua. In una pozza densamente popolata di pesci quindi ogni preda, nel momento in cui cade in acqua, diventa potenzialmente disponibile per altri competitori, che potrebbero approfittarne per rubarla prima che il pesce che l’ha fatta cadere possa raggiungerla.
Nick A.R. Jones e il suo team hanno quindi ipotizzato che i pesci arcieri debbano essere sensibili alla presenza di potenziali concorrenti durante l’attività predatoria e hanno testato questa idea attraverso la progettazione di una serie di esperimenti in acquario. I ricercatori hanno scoperto che in presenza di un altro pesce, gli arcieri impiegavano più tempo a spruzzare il getto d’acqua, prendevano la mira più volte per ogni colpo e tendevano a portarsi più vicini al bersaglio al momento del tiro. Se la posizione stereotipata di mira e l’orientamento rappresentano dei segnali sfruttabili da eventuali ‘ladri’, i diversi cambi di posizione e orientamento rilevati in presenza di audience possono essere ragionevolmente interpretati come tecniche di elusione, simili al comportamento evasivo di scoiattoli grigi (Sciurus carolinensis) e corvi quando si accorgono di essere osservati in prossimità delle loro scorte.
I risultati del team sottolineano come la presenza di un’audience sia un potente fattore cognitivo-relazionale di modificazione del comportamento del pesce arciere. È probabile che il numero, la dimensione e la densità dei concorrenti abbiano un forte impatto su queste modificazioni, è infatti noto che la densità influisca sul comportamento di difesa delle risorse alimentari e su tutti i contesti competitivi in generale.
Ultimo ma non ultimo (almeno per il nostro approccio), nonostante non fosse un obiettivo diretto dello studio, gli esperimenti hanno dimostrato che i diversi individui osservati mostravano differenze soggettive elevate, coerenti in tutti i contesti, con e senza audience. Queste sono ragionevolmente attribuibili a diverse soggettività e personalità e, correlatamente, ai rapporti gerarchici nel gruppo. Ma possono anche esserci fattori più sottili, per esempio: anche diversi livelli di familiarità tra gli individui possono influenzare le modalità relazionali, tolleranza e fiducia tra individui, e quindi anche la competizione e i tassi di cleptoparassitismo.
Immagine By Pearson Scott Foresman [Public domain], via Wikimedia Commons
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