Parliamo di etologia dei leoni.
Nel giugno 2018, alcuni leoni sono stati reintrodotti nella Riserva naturale di Rietspruit in Sud Africa. L’anno successivo, a testimoniare il successo dell’inserimento, sono nati i primi due cuccioli: un maschio e una femmina. Ben difesi dalla madre, i due piccoli hanno dimostrato da subito personalità diverse. Il maschio, più mammone, è sempre rimasto incollato alla leonessa; la sua sorellina, più curiosa, ha cominciato quasi da subito a guardasi intorno.
Quando i 3 maschi del branco si sono fatti vivi, di passaggio nei dintorni della tana, la piccola ha colto la palla al balzo per una pericolosa avventura: lasciare mamma e fratello alla tana e seguire papà e zii nelle attività di caccia e difesa del territorio. All’epoca, la leoncina aveva solo cinque settimane e dipendeva ancora da sua madre per il latte.
Dopo 10 giorni la piccola esploratrice era stata vista ancora in giro con i suoi giganteschi compagni di viaggio, sembrava dimagrita e debole. Durante quel periodo non era stata con sua madre, quindi non aveva bevuto latte e, sebbene fosse stata vista in una carcassa di giraffa con i maschi, è improbabile che avesse potuto mangiare carne. I cuccioli di leone iniziano generalmente questo tipo di alimentazione solida solo dai tre mesi, anche se ci sono notizie aneddotiche di cuccioli più piccoli visti mordicchiare piccole quantità di carne. La piccola è stata vista tentare di succhiare latte dai maschi, ovviamente senza risultati. Oltre alla denutrizione, la vicinanza alle carcasse e i suoi richiami da cucciolo, la mettevano ulteriormente a rischio di attacco da parte di altri predatori.
I tre maschi adulti si dimostravano molto attenti nei suoi confronti, non la lasciavano mai indietro, aspettandola e tornando spesso indietro durante gli spostamenti, e se ne curavano durante le soste, leccandola e proteggendola (nella foto di Julie Vie, in alto, si vede uno dei tre maschi mentre si prende cura della leoncina). Va da sé che però questo non fosse sufficiente. Trascorsi 10 giorni, i responsabili della riserva hanno preso la decisione di intervenire (un’eccezione alle politiche di rispetto totale delle dinamiche naturali di vita e morte degli animali). Il piano era quello di tentare di riunire i maschi e la madre, e quindi consentire alla cucciola di tornare con la leonessa e il fratellino.
Sfruttando contemporaneamente due grosse esche di carne i leoni si erano avvicinati come previsto, ma nella frenesia alimentare la femmina è stata cacciata dai maschi. In questa baraonda, la cucciola era rimasta indietro, lontana dagli adulti. Due addetti della troupe che li seguiva, con il permesso dei rangers, hanno deciso di aiutare. Imitando il richiamo della leonessa, hanno fatto uscire allo scoperto la leoncina e l’hanno catturata avvolgendola in una coperta. La piccola è stata quindi portata molto rapidamente dal suo fratellino, dove la mamma l’avrebbe facilmente ritrovata.
Non erano sicuri della riuscita del piano, ma il giorno successivo, fortunatamente, la leonessa e i suoi 2 piccoli sono stati rivisti finalmente insieme nei dintorni della tana. Dopo un lungo e pericoloso digiuno la piccola avventuriera ha così potuto tornare ad alimentarsi normalmente e si spera che cresca in salute ed enti a far parte della vita del branco di Rietspruit.
Il dottor Luke Hunter, esperto di grandi felini, ha evidenziato l’importanza di questa piccola avventura per riconoscere come anche nei leoni esista una grande diversità in termini di personalità e unicità individuali. A seconda dei singoli leoni che ne fanno parte, il comportamento del branco in relazione all’ambiente, al territorio e ai conspecifici, può variare enormemente. Questo vale tanto per maschi, quanto per le femmine.
Clicca qui per vedere le riprese della troupe che ha seguito questa straordinaria avventura.
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