Nonostante l’aspetto carino e la simpaticissima ribalta cinematografica ne “Alla ricerca di Nemo”, l’opinione di molti scienziati è che i pesci pagliaccio siano probabilmente tra le specie più territoriali e aggressive del pianeta.
Questo aspetto del loro comportamento ha profonde motivazioni ecologiche: lo strettissimo rapporto simbiotico con le anemoni di mare, tra i cui tentacoli urticanti (a cui sono immuni) si difendono dai predatori, si nutrono e si riproducono. La relazione con un’anemone è quindi una risorsa vitale per loro e, per questo, va difesa con determinazione.
Fermo restando che qualsiasi animale, nelle vicinanze del simbionte, può essere oggetto delle aggressioni di questi pesci (e qualche sub lo ha sperimentato sulla sua pelle), è ovvio che la competizione territoriale-sessuale con gli altri pesci pagliaccio sia quella più spiccata, in particolare con quelli della propria specie. A questo punto ci potremmo chiedere: come fanno questi animali a distinguere l’amico dal nemico, il conspecifico dall’eterospecifico?
Alcuni anni fa, Kina Hayashi, ecologista marina presso l’Istituto di Scienza e Tecnologia di Okinawa, si è chiesta se questa capacità avesse qualcosa a che fare con le strisce bianche che caratterizzano la livrea dei pesci pagliaccio. Infatti, a seconda della specie, questi pesci mostrano da zero a tre strisce bianche (talvolta contornate di nero), sia sui lati del corpo (dalla pancia alla spina dorsale) sia sul dorso (dalla bocca alla coda). Uno studio del 2022 ha in effetti evidenziato che i pesci pagliaccio inseguono e mordono molto più frequentemente i pesci con cui condividono il medesimo numero di strisce.
Seguendo questa strada, Kina Hayashi e il suo team hanno studiato il comportamento di 50 giovani pesci pagliaccio nell’approccio a pesci estranei con diverse livree (diverse miscele di arancione e nero e diverso numero di strisce bianche). Per evitare che si ferissero e che eventuali segnali chimici invisibili guidassero il comportamento, gli incontri erano condotti attraverso la protezione di box di materiale trasparente e inodore. Le osservazioni in questo contesto hanno confermato che, negli incontri tra pesci con lo stesso tipo di livrea, erano molto più frequenti i comportamenti di approccio minaccioso o staring (sguardo fisso).
Sulla base di queste osservazioni, il team di scienziati ha deciso di studiare il comportamento di altri 120 pesci pagliaccio, per vedere come si approcciassero a modellini in resina decorati con una serie di strisce, in numero da zero a tre. Usando dei modellini, questo ulteriore esperimento ha eliminato anche l’eventuale interferenza di segnali acustici, relegando il comportamento ai soli stimoli visivi delle livree. Il risultato ha confermato che i pesci pagliaccio inseguivano e mordevano più frequentemente i modellini con cui condividevano lo stesso numero di strisce (in questo caso 3): 10 volte più spesso rispetto a quelli senza strisce; 2 volte più spesso rispetto a quelli con una sola strisce; 1,3 volte più spesso rispetto a quelli con due strisce.
Confermando che il numero di strisce incide in modo discriminante sulle scelte dei pesci pagliaccio, questi studi hanno reso evidente la loro capacità di contare, almeno fino a 3! A livello adattativo, questa capacità risulta fondamentale per difendere più efficacemente la propria ‘casa vivente’ (l’anemone di mare) e quindi per agire in modo proattivo sulla difesa della propria discendenza.
Quello che rimane da capire è se i giovani pesci pagliaccio sappiano contare fin dalla schiusa o se, come noi, imparino a farlo successivamente, con un po’ di esercizio!
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