Parliamo di etologia e galli.
Lo studio della capacità di riconoscimento allo specchio è un filone della ricerca cognitiva che va avanti da oltre 50 anni, con risultati spesso imprevisti e accesi dibattiti, tanto sui metodi quanto sull’interpretazione dei risultati. Il motivo per cui questo tipo di indagine desta particolare interesse risiede nell’idea che gli animali in grado di riconoscersi allo specchio, abbiano capacità cognitive molto avanzate, in particolare consapevolezza di sé.
La capacità di riconoscersi allo specchio è stata finora riscontrata solo in una manciata di specie, tra cui elefanti, delfini, grandi scimmie, alcuni pesci e uccelli e ora, grazie ad uno studio svolto presso l’Università di Bonn e pubblicato dalla rivista Plos One (“Roosters do not warn the bird in the mirror: The cognitive ecology of mirror self-recognition”), pare sia il turno dei polli!
Sonja Hillemacher e colleghi, autori di questo studio, sono partiti da un pattern comunicativo tipico dell’etogramma dei polli: quando avvistano una minaccia aerea, specialmente rapaci, i galli tendono a emettere un richiamo di allarme per avvisare gli altri conspecifici presenti nell’area. Si tratta di una forma di segnalazione costosa, che espone il gallo al rischio di essere notato dal predatore e che va quindi analizzata nei benefici distribuiti a livello di parentela-gruppo. A conferma di questo, se un gallo è da solo e non vede altri polli nei dintorni, generalmente non dà l’allarme.
Sfruttando la conoscenza di questi comportamenti, il team ha posto 58 galli in aree divise in due sezioni: in alcune, il gallo aveva di fronte a sé un altro gallo, in altre poteva vedersi riflesso in uno specchio, in altre ancora la seconda sezione era lasciata vuota. Nel secondo step, i ricercatori proiettavano la sagoma di un falco in volo sul soffitto sopra il primo gallo, in modo da stimolare l’allarme.
Come previsto, i galli facevano molti più richiami di allarme quando nella seconda sezione c’era un conspecifico (1,33 richiami per uccello su tre test) rispetto a quando erano da soli (0,29 richiami in media). La cosa interessante è che di fronte allo specchio i galli si sono comportati in modo analogo a quando erano soli (0,43 richiami in media). Questo significa che non consideravano il loro riflesso come un altro gallo.
Per testare ulteriormente la forza di questa interpretazione i ricercatori hanno ordito un inganno: hanno nascosto dei galli dietro agli specchi per indurre, attraverso gli stimoli olfattivi ed acustici, a far credere che il riflesso fosse effettivamente un gallo in carne e ossa. L’inganno non ha tuttavia funzionato, confermando l’alta probabilità che i galli riconoscessero effettivamente nel riflesso l’immagine di sé.
Secondo la Hillemacher, i risultati ottenuti dai mirror test sui polli suggeriscono un livello di autocoscienza elevato, tale da riaccendere necessariamente la discussione sui diritti e il benessere di questi animali.
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