Il periodo di Halloween è solitamente caratterizzato dalla diffusione di particolari icone animali, tra le quali spiccano indubbiamente i pipistrelli vampiri. Per la loro vita notturna e per la peculiare nutrizione a base di sangue di altri vertebrati, questi chirotteri sono percepiti come mostruosi, malevoli addirittura. Pochi sanno tuttavia che la loro vita in colonia è utilizzata dai biologi come modello di studio per l’evoluzione di tratti sociali quali l’altruismo e la reciprocità. Un quadro ben più amichevole di quanto leggende e pregiudizi lascino intendere!
La maggior parte delle considerazioni in quest’ambito riguardano l’abitudine di scambiare parte del proprio pasto con i pipistrelli rimasti a stomaco vuoto, i quali in futuro ricambieranno all’occorrenza il favore. Ma i legami amicali tra vampiri si avvalgono anche di altri strumenti, tra cui l’allogrooming, cioè il comportamento di cura/igiene rivolto ad altri soggetti (anche noto come social grooming).
A questo proposito, un recente articolo di ecologia del comportamento (https://doi.org/10.1093/beheco/arz165) suggerisce che i pipistrelli vampiri potrebbero eseguire due diversi tipi di allogrooming.
Nel primo, un vampiro che sta esprimendo un comportamento di igiene personale (autogrooming), comincia “per estensione” a fare social grooming su un altro soggetto vicino. La scena è simile a quando il gatto che tenete in grembo, e che si sta leccando da solo, inizia a leccarvi la mano, come se fosse una parte aggiuntiva del proprio corpo. Gli etologi chiamano questo tipo di comportamento “actor-driven allogrooming” perché di fatto è iniziata da un pipistrello già impegnato nell’autogrooming, che trasla l’azione su un vicino.
Nel secondo invece capita che un pipistrello vicino ad un altro impegnato nell’autogrooming, prenda l’iniziativa di aiutarlo, cooperando all’attività di pulizia autonoma in corso, come evidente in questo video:
Hey all- I’m looking for tests of whether individuals are more likely to groom group-mates that are self-grooming (example below). I’m sure this has been done in primates but the literature is vast. If you know examples, please send them my way. (Please retweet!) pic.twitter.com/SEWKqRaGV9
— Gerald Carter (@gerrygcarter) 19 gennaio 2019
Gli etologi chiamano questa variante “receiver-driven allogrooming” perché di fatto è stimolata dall’autogrooming di un altro soggetto e risponde alla sua (e non alla propria) necessità-motivazione igienica. Una vera forma di cooperazione! L’interpretazione di risposta altruistica a un bisogno, dicono gli studiosi, è coerente con l’osservazione che i pipistrelli vampiri iniziano più spesso questo tipo di allogrooming su un pipistrello la cui pelliccia sia evidentemente bagnata e/o arruffata.
Grazie a questo tipo di cure ad un estraneo, aumenta la probabilità che si formi un nuovo legame, che potrà sfociare nella condivisione del cibo.
È interessante notare che i due tipi di comportamento non si combinano, anzi si potrebbero dire in conflitto: un pipistrello che si sta pulendo da solo ha infatti molte meno probabilità di esibire il receiver-driven allogrooming; e d’altra parte un actor-driven allogroomer si dimostrerà sempre poco interessato a ciò che sta facendo l’altro pipistrello, quindi meno sensibile a rispondere alle sue necessità effettive. Queste osservazioni hanno indotto gli etologi a pensare che alcuni tipi di allogrooming (come appunto il receiver-driven allogrooming) potrebbero essere effettive risposte alle esigenze del destinatario, un’autentica forma altruistica, mentre altri tipi (come l’actor-driven allogrooming) potrebbero in realtà essere solo un’estensione dell’auto-cura, quindi non una forma di aiuto mirato vera e propria, ma un’azione collaterale, in cui le necessità del destinatario non sono in realtà tenute in considerazione. Entrambe le forme possono comunque dare vantaggi sia in termini di riduzione dello stress, sia nel consolidamento dei legami.
Altra cosa interessante ricavabile dal paper è che questo tipo di sfumature del comportamento di cura reciproca può sussistere anche nel contesto relazionale tra di noi ed i nostri animali domestici. Pur nutrendo in ogni caso la relazione, il grooming reciproco può essere infatti motivato tanto dal desiderio di cura dell’altro, quanto dal benessere che ne ricava in primo luogo chi lo offre!
[Foto di Uwe Schmidt]