Pesce pulitore
Parliamo del comportamento dei pesci.
Noi esseri umani siamo animali altamente sociali e spesso aiutiamo anche individui non imparentati che potrebbero non ricambiarci mai il favore. Questo apparente enigma evolutivo è spesso spiegato dal guadagno dell’immagine sociale dell’altruista, infatti è più probabile che gli esseri umani aiutino coloro che hanno osservato aiutare altri in precedenza e, viceversa, che si rifiutino di cooperare con coloro che hanno visto comportarsi in modo dannoso verso chi aveva bisogno di aiuto. Gli individui possono quindi trarre vantaggio dall’essere altruisti senza la reciprocità diretta dei destinatari, grazie a un guadagno di “immagine”, a una buona reputazione. Sul lungo termine, in un contesto sociale in cui la frequenza delle interazioni sociali è alta, avere una buona reputazione aumenta la probabilità di essere ripagati del proprio altruismo.
Questa stessa dinamica è stata osservata in altre specie animali, tra cui i ‘pesci pulitori’. Come molti di voi già sapranno, questi pesci mostrano una forma di simbiosi mutualistica che consiste nel comportamento di pulizia (allogrooming) effettuato su altri pesci. I pesci pulitori si cibano di parassiti, resti di cibo e tessuti morti di altri pesci, di specie differenti, che vengono definiti clienti. Il “cliente”, ovvero il pesce che si fa pulire, si offre volontariamente al trattamento di toeletta, che di solito avviene in precise località dette “stazioni di pulizia”. Lasciandosi pulire il cliente ne guadagna in salute, mentre il pulitore ne guadagna in nutrimento.
Non tutti i pesci pulitori tuttavia offrono un servizio onesto: i clienti possono incorrere in truffatori che anziché pulire i clienti possono sottrarre loro preziosi tessuti vivi e muco protettivo. Se da un lato questa strategia risulterebbe essere conveniente per il truffatore, in realtà, essendo i pesci capaci di riconoscersi individualmente, sul lungo termine la cattiva reputazione risulterebbe nella perdita di tutti i clienti. I clienti infatti non hanno bisogno di essere stati danneggiati direttamente per distinguere un truffatore: è sufficiente che l’abbiano osservato truffare un altro pesce per riconoscerlo come tale ed evitarlo, da quel momento in poi.
Il comportamento di valutazione dell’immagine dei pulitori, da parte dei clienti, fa sì che il comportamento altruistico in questo contesto si riscontri a frequenze nettamente più alte del comportamento disonesto.
Ma la questione non si esaurisce qui, perché, nonostante queste precauzioni, la truffa si insinua nelle trame dell’altruismo con nuove strategie sempre più sorprendenti. Nel 2002, Redouan Bshary, ricercatore presso l’Università di Cambridge, scoprì che, per salvaguardare la propria immagine e al contempo i propri guadagni disonesti, alcuni pulitori si mettono in bella mostra manifestando comportamenti altruistici verso piccoli clienti, che per loro dimensioni, offrono naturalmente poco lavoro e quindi poco nutrimento, ma consentono comunque un guadagno in immagine/reputazione. In questo modo riescono ad attirare a sé clienti molto più grandi, che invece andranno a truffare, ottenendo così il massimo vantaggio dal loro comportamento disonesto.
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