Mamma e cucciolo di lamantini
Parliamo di etologia e zoologia
I lamantini (genere Trichechus) sono lontani parenti degli elefanti e appartengono all’ordine Sirenia, che comprende anche il dugongo e l’estinta ritina di Steller. Esistono tre specie viventi di lamantino: dell’India occidentale, dell’Amazzonia e dell’Africa occidentale. Il lamantino dell’India occidentale è diviso in due sottospecie separate: lamantino della Florida e lamantino dei Caraibi.
I lamantini vivono in fiumi, estuari, baie di acqua salata, canali e zone costiere poco profonde e calme. Passano dall’acqua dolce a quella salata senza problemi, ma soffrono molto le acque fredde. Infatti prima dell’inverno si spostano in aree con acque più calde.
Questi stupendi e particolari animali sono gli unici mammiferi acquatici-obbligati a seguire una dieta 100% vegetale. Le loro zampe posteriori sono fuse a formare un’unica larghissima pinna e il loro muso, fittamente coperto di vibrisse, grazie alla straordinaria prensilità del labbro superiore, assume funzioni simili a mani e proboscidi per la manipolazione di cibo e oggetti. Delle relazioni tra lamantini non si sa molto, ma sappiamo che quello tra mamma e cucciolo è sicuramente il legame sociale più forte che creano. Le femmine generalmente danno alla luce un solo cucciolo ogni 2-5 anni. La gravidanza dura circa 12 mesi e i piccoli nascono già completamente formati, con un peso intorno ai 30 Kg. Nei lamantini il parto è anticipato dal momentaneo allontanamento della femmina partoriente verso zone riparate degli estuari in cui rimarranno ad allattare per qualche giorno, tenendo il piccolo protetto da interazioni accidentali e non volute. Fin dalla nascita, i vitelli sono apparentemente in grado di nuotare e di emergere in superficie da soli, senza l’assistenza delle madri. Durante le nuotate al seguito della madre, di tanto in tanto salgono sul suo dorso, probabilmente per risparmiare un po’ di energie.
L’allattamento avviene in prevalenza nei momenti di inattività/riposo, ma capita che i piccoli affamati afferrino il capezzolo anche durante il nuoto lento. Nei lamantini, i capezzoli sono posizionati sotto le ascelle, pertanto i piccoli si avvicinano da dietro accostandosi lungo il fianco.
I giovani lamantini iniziano a rosicchiare la vegetazione acquatica in tenera età, in parallelo all’allattamento. Nel 1957, lo zoologo JC Moore osservò un lamantino in cattività nutrirsi di lattuga già 38 giorni. L’alimentazione al pascolo sostituisce il latte dai 3 mesi in poi, ma i giovani continuano a vivere con le mamme per un periodo di 1-2 anni. Il legame tra madri e figli viene costantemente rinforzato attraverso la comunicazione, il contatto fisico, i ‘baci’, il sincronismo (una caratteristica evidente del comportamento madre-giovane è l’affioramento sincrono). Durante questa lunga permanenza insieme, il cucciolo imparerà i percorsi di viaggio, l’ubicazione delle aree in cui pascolare, delle aree di riposo e dei rifugi di acqua calda.
I lamantini sono tra i mammiferi più pacifici che esistano, perfino le madri con i piccoli non sono mai state osservate esprimere comportamenti aggressivi. Se minacciate o infastidite si limitano a richiami di allarme e fuga. Se il piccolo emette richiami di allarme/soccorso, la mamma nuota rapidamente verso di lui e lo conduce lontano dalla fonte d’ansia. Allo stesso modo, se la mamma vede che il suo cucciolo sta per mettersi nei guai, interviene chiamandolo, avvicinandolo e conducendolo altrove. Ad esempio, in un’occasione è stata osservata intervenire così una femmina perché il piccolo stava per emergere troppo vicino a una barca.
Durante gli spostamenti, salvo imprevisti, madre e figlio non si separano mai mentre durante le soste nelle aree di riposo, i piccoli ne approfittano per esplorare ed esprimere la propria curiosità e comportamenti indipendentemente. Normalmente comunque non si allontanano mai per più di 50 m dalla mamma (il raggio massimo per rimanere in comunicazione efficacemente). Se ne hanno l’occasione, nel contesto delle soste, i piccoli cominciano anche a giocare con altri coetanei o con lamantini più grandi che, a loro volta, rispondono giocosamente con delicati morsi, spinte e abbracci. Fa parte del comportamento di gioco dei lamantini anche il gioco con oggetti inanimati (ad esempio legni) e il gioco locomotorio che si esprime in forma di “hydrobatics” (acrobazie acquatiche), rotolamenti sulla sabbia del fondale e tra la vegetazione acquatica, scatti verso la superficie dell’acqua.
Il gioco sociale dei lamantini è molto fisico e comprende baci, abbracci, urti, spinte, rotolamenti e inseguimenti reciproci. Come osservato in altri animali, i lamantini sembrano esprimere dei comportamenti di “invito al gioco” (ricordiamo in particolare l’ampia letterature sui canidi nel merito di questo aspetto comunicativo), avvicinandosi ai conspecifici a riposo con giravolte sulla schiena, sfioramenti ai fianchi, mordicchiamenti sulla pinna.
Vista la fisicità e l’affettuosità delle modalità di interazione ludica, si pensa che il gioco sociale in questa specie abbia una forte funzione relazionale, stimolando i legami tra individui. L’elevata frequenza del contatto tattile nel gioco sembra procurare agli animali sensazioni evidentemente piacevoli.
Come sempre, sia in cattività che in natura, il gioco viene espresso solo quando gli animali sono ben nutriti, riposati e liberi da pressioni ambientali come le molestie umane.
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